Una storia millenaria che vive nel sottosuolo di Napoli, un viaggio alla scoperta dello stretto legame di fede tra la città e il suo patrono San Gennaro.
Una storia millenaria che vive nel sottosuolo di Napoli, un viaggio alla scoperta dello stretto legame di fede tra la città e il suo patrono San Gennaro.
Napoli è uno degli esempi più lampanti di città in cui la storia può essere ripercorsa attraverso i suoi "strati".
Tra la Neapolis greca e la città di oggi non ci sono millenni, ma metri di sottosuolo. Il passato non è messo in una teca o dimenticato, ma fa capolino in alcuni punti della città del presente.
Questa compresenza di epoche ha acquisito sempre più valore nell'economia della città, attraverso l'integrazione di ritrovamenti archeologici in opere pubbliche contemporanee, come ad esempio la stazione Municipio della Metropolitana Linea 1.
Il mondo sottoterra è il luogo degli antenati non solo in termini di resti archeologici.
A Napoli, sottoterra è soprattutto il luogo di sepoltura dei propri cari e d'incontro con le loro anime. Così come i resti si affacciano nella città, anche le anime sono abitanti a tutti gli effetti, poiché il rapporto con l’aldilà fa parte del quotidiano.
Tra modi di dire, devozioni e rituali antichi, il dialogo con i defunti accompagna da sempre la vita della città.
Allo stesso modo, i santi sono sempre presenti nella vita quotidiana dei Napoletani, sia che si tratti di intercedere per grazie importanti che per richieste minori. Piccole immagini sacre sono custodite gelosamente nei portafogli, mentre le edicole votive disseminate fra i vicoli sono come piccoli altari.
Twitta adesso«Si ha un'impressione di trascendenza come liberazione dal peso terrestre: la materia era e diventerà polvere.»
Basta una breve rampa di scale per scendere alle radici del rapporto di Napoli con la fede.
Le Catacombe di San Gennaro sono disposte su due livelli non sovrapposti, entrambi caratterizzati da spazi estremamente ampi, a differenza delle più famose catacombe romane. Questo grazie alla lavorabilità e alla solidità del tufo.
Il nucleo originario delle Catacombe di San Gennaro risale al II secolo d.C. Si tratta, probabilmente, del sepolcro di una famiglia gentilizia che poi donò gli spazi alla comunità cristiana.
L'ampliamento iniziò nel IV secolo d.C. in seguito alla deposizione delle spoglie di Sant'Agrippino, primo patrono di Napoli, nella basilica ipogea a lui dedicata. Un'unica navata scavata nel tufo, che conserva ancora una sedia vescovile ricavata nella roccia e l'altare con un'apertura, in cui i fedeli potevano vedere e toccare la tomba del santo.
La catacomba inferiore si è sviluppata attorno alla Basilica di Sant'Agrippino, secondo una struttura a reticolato. L'ampiezza degli spazi e la regolarità delle forme accolgono silenziosamente il visitatore in un luogo senza tempo.
L'imponente vestibolo inferiore, con soffitti alti fino a 6 metri, ospita una grande vasca battesimale voluta dal vescovo Paolo II, che nell'VIII secolo si rifugiò nelle Catacombe di San Gennaro a causa delle lotte iconoclaste.
Luce ed ombra definiscono e valorizzano, nascondono e mostrano le forme del sito archeologico.
Realizzato nel 2009 da Officina dei Talenti, una cooperativa di giovani del Rione Sanità, utilizzando la tecnologia LED per preservare il vasto patrimonio pittorico e musivo.
Le luci utilizzate, quindi, non espongono le opere a radiazioni infrarosse e ultraviolette.
La catacomba superiore ha origine da un antico sepolcro, databile al III secolo d.C., che conserva alcune delle prime pitture cristiane del sud Italia.
La sua espansione è iniziata con la traslazione nel V secolo delle spoglie di San Gennaro. La presenza del martire fece sì che la catacomba superiore diventasse meta di pellegrinaggio e luogo ambito per la sepoltura.
Due esempi dell'espansione della Catacomba sono la Cripta dei Vescovi, dove erano sepolti i vescovi della città e la maestosa basilica adjecta, una basilica sotterranea a tre navate, realizzata dopo la traslazione dei resti di San Gennaro.
La tomba di San Gennaro è stata individuata attraverso lo studio di un'omelia del IX/X sec. e di un passo del Chronicon dei vescovi di Napoli.
Da un'omelia dell'VIII sec. e da un passo del Chronicon dei vescovi di Napoli risulta che la tomba era in un cubiculum, identificato in quello al di sotto della basilica dei vescovi.
A partire dalla tomba sono scaturite le modifiche al livello soprastante, con la realizzazione di un ambiente riservato alla sepoltura dei vescovi e di basiliche, spazi più ampi rispetto alle altre cappelle riservate a defunti comuni.
Tra tutti i santi, un posto speciale è occupato da San Gennaro, santo patrono di Napoli.
San Gennaro è affettuosamente chiamato Faccia Gialla per il colore del volto della statua che viene portata in processione.
Prima di arrivare nella loro "casa" definitiva, nel Duomo di Napoli, le spoglie di San Gennaro sono state spostate più volte in diversi punti della Campania.
Le origini di San Gennaro sono ancora incerte, è probabilmente nato nel 272 d.C. e fu vescovo di Benevento. Nel IV secolo fu arrestato per professione della fede cristiana e decapitato a Pozzuoli nel 305 d.C. Parte del sangue del martire fu conservata in due ampolle e i resti sepolti nell'Agro Marciano.
Nel V secolo fu portato a Napoli dal vescovo Giovanni I e sepolto all'interno delle Catacombe, che divennero luogo di pellegrinaggio.
Le spoglie furono trafugate nell'831 d.C. dal principe dei longobardi Sicone I e portate a Benevento. Successivamente furono spostate nel santuario di Montevergine, dove restarono quasi dimenticate per oltre due secoli. Dopo molti anni di trattative con i monaci di Montevergine, le ossa furono restituite alla città di Napoli nel 1497.
Pur essendo il patrono più amato e popolarmente riconosciuto, San Gennaro non è il solo. Napoli ha ben 52 patroni, tra cui Santa Maria Assunta, la prima patrona, Sant'Aspreno, primo vescovo della città, San Tommaso d'Aquino, San Francesco di Paola e San Francesco d'Assisi, San Severo, Santa Patrizia, San Vincenzo Ferrer e altri.
L'unica città italiana che si avvicina a un numero così alto di patroni è Venezia, che ne ha 25.
I 51 busti d'argento che raffigurano i compatroni di Napoli sono custoditi nel Duomo, e tutti vengono portati in processione il sabato che precede la prima domenica di maggio, ad accompagnare San Gennaro.
San Gennaro diventa santo patrono di Napoli nel 472 d.C.
472 d.C.: San Gennaro diventa patrono di Napoli
25 milioni di devoti sparsi in tutto il mondo
21.612: ex voto, gioielli, monili custoditi nel Museo del Tesoro di San Gennaro
13 maglie di oro massiccio, 700 diamanti, 276 rubini e 92 smeraldi: la Collana di San Gennaro è il gioiello più prezioso al mondo
1389: prima liquefazione del sangue documentata
3: il sangue si liquefà 3 volte all'anno, il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre, il 16 dicembre
1527: ferma la grande epidemia di peste
1631: le sue reliquie vengono portate in processione e ferma la lava del Vesuvio
Le catacombe di San Gennaro sono l'unico sito al mondo del suo genere completamente accessibile.
Fin dal 2009 si è scelto, con l'associazione Tutti a Scuola, di abbattere tutte le barriere architettoniche, realizzando passerelle e rampe per permettere a tutti di visitare il sito.*
*Si precisa che l'accesso per i disabili è momentaneamente interdetto a causa di manutenzione straordinaria del costone tufaceo attiguo all'ingresso in Vicoletto S. Gennaro dei Poveri, 22.
Sarà nostra premura comunicare il ripristino di tale accesso in modo da poter garantire a tutti la migliore esperienza possibile.
Grazie alla collaborazione con il SAAD (Servizio di Ateneo per le attività degli studenti con disabilità) dell'Università Suor Orsola Benincasa e la coop. sociale Iron Angels, è nato il progetto Napoli tra le Mani, un percorso per visitatori non vedenti e ipovedenti, attraverso l'esplorazione tattile di lastre in metallo che riproducono particolari rappresentativi del luogo.
Il percorso tattile è disponibile solo su prenotazione.
** L'accesso a livello strada e l'ingresso per disabili è in Vicoletto S. Gennaro dei Poveri, 22 (momentaneamente interdetto).
Dalle caratteristiche delle tombe, è possibile ricavare uno spaccato della società dell'epoca, in particolar modo il ceto sociale del defunto.
Esistono infatti diversi tipi di sepoltura: le più umili erano scavate a terra o lungo le pareti degli ambulacri o corridoi periferici. I sepolcri dei personaggi più facoltosi, gli arcosoli, erano di forma arcuata.
A sottolineare l'importanza delle famiglie contribuivano le decorazioni delle sepolture, esse potevano essere ad affresco oppure a mosaico.
L'affresco è databile all'inizio del VI secolo e rappresenta la famiglia sepolta all'interno dell'arcosolio. La pittura è particolarmente interessante per la presenza di tre strati sovrapposti di intonaco dipinto, che lasciano ipotizzare un rifacimento dell'affresco alla morte di ognuno. La ricchezza delle vesti e degli ornamenti sottolinea l'elevato status sociale della famiglia.
Oltre che per l'architettura unica, il sito si contraddistingue per la presenza di un ricco patrimonio pittorico-musivo.
Il patrimonio artistico custodito nelle Catacombe va dalle preesistenze pagane del II secolo d.C. alle pitture bizantine del IX-X secolo d.C.
Uno degli ambienti più suggestivi è il vestibolo della catacomba superiore, esso fu decorato all'inizio del III secolo nel cosiddetto stile pompeiano e conserva le prime pitture cristiane del sud Italia.
Il luogo forse più prezioso è la Cripta dei Vescovi, che custodisce pregevoli mosaici del V secolo, tra cui quello che rappresenta il vescovo di Cartagine San Quodvultdeus.
Restaurare e valorizzare i beni artistici e monumentali è una priorità assoluta. Essi sono segni distintivi di un territorio, documenti unici, libri aperti per tutti.
In questi anni si è voluto dare avvio ad un "nuovo inizio" con una campagna di adozione dei restauri al Rione Sanità, chiamata Teniamo in Vita il Passato e rivolta a tutte quelle persone disposte a mettere in gioco le proprie risorse al servizio del bene comune.
La campagna è iniziata dalle catacombe del santo patrono, con il recupero degli affreschi di San Gennaro, Bitalia e Cerula.
Le Catacombe di San Gennaro custodiscono affreschi estremamente interessanti, unici come quelli di Bitalia e Cerula (V-VI secolo d.C.) riemerse dal passato in tutta la loro bellezza. Due grandi donne raffigurate con codici evangelici, quasi ad indicare l'intimità di un rapporto con il messaggio di Cristo che consegna alle defunte una personalità forte e carismatica.
A rispondere con entusiasmo al progetto di restauro è stato per primo il Procuratore Generale della Repubblica Vincenzo Galgano, seguito poi dal Gruppo dei Giovani Imprenditori dell'Unione Industriali di Napoli, il Gruppo Giovani ACEN, l'Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli UGDC, Associazione Art Raising, Di Fiore Fotografi, Poste Italiane S.p.A., Parmacotto.
L'ingresso è adiacente alla Basilica del Buon Consiglio,
Via Capodimonte, 13.
Orari di apertura
Dal lunedì alla domenica dalle 10:00 alle 17:00 (ultimo ingresso ore 17:00)
Tour guidato delle Catacombe di San Gennaro