La riqualificazione della Basilica di San Severo e la Cappella dei Bianchi è un altro importante passo per il Rione Sanità.
La riqualificazione della Basilica di San Severo e la Cappella dei Bianchi è un altro importante passo per il Rione Sanità.
È stato l'undicesimo vescovo della città di Napoli, tra il 363 e il 409 d.C.
Il suo episcopato si svolse in un periodo in cui la fede cristiana era minacciata dal paganesimo e dall'arianesimo. Nonostante ciò, riuscì a far fiorire il Cristianesimo, diventando il capo spirituale dei cristiani napoletani.
Durante la sua intensa attività pastorale, il Vescovo Severo fece costruire quattro basiliche. Tra queste, la basilica fuori le mura in cui scelse di farsi seppellire. Anche alla catacomba di San Severo toccò la stessa sorte di quelle di San Gennaro e San Gaudioso: nel IX secolo fu abbandonata dai fedeli e dai pellegrini, in seguito allo spostamento delle reliquie di Severo all'interno delle mura della città.
Dopo il furto delle spoglie di San Gennaro, si misero al sicuro i resti di tutti i santi e i vescovi sepolti extra moenia, tra cui San Severo, che fu portato nella basilica intra moenia di San Giorgio Maggiore.
Inoltre, per tutto il Basso Medioevo la catacomba restò abbandonata, anche a causa delle frane che invadevano la zona e spesso chiudevano gli accessi ai siti sepolcrali.
La Basilica fu edificata nel XVI secolo sul sito cimiteriale voluto da San Severo.
L'attuale Basilica fu costruita nel 1573 per volere dell'arcivescovo Carafa e rifatta nel 1680 dall'architetto Dionisio Lazzari. Nella primavera del 2017, la Basilica è stata riportata al suo splendore, rinnovando uno dei più importanti centri di aggregazione del Rione.
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I lavori di restauro hanno coinvolto la cupola, la facciata e la piazzetta. La facciata è tornata a splendere con i suoi colori "limone e fragola", gli affreschi di San Severo, San Francesco e Sant'Antonio. La piazzetta è diventata uno spazio vivo, con nuovi arredi urbani e il murale Perseveranza di Matu & Sal, uno dei murales della Sanità.
L'interno della Basilica è a croce latina, con tre cappelle per lato, e custodisce opere, tra gli altri, di Leandro Carcano (L'Annunciazione), Paolo De Matteis (la Madonna del Rosario con i santi Domenicani), Pietro Lambertucci (Santi Pietro e Paolo).
La Basilica di San Severo è un importante centro di aggregazione, perché è la sede dell'orchestra Sanitansamble e dello studio di registrazione Apogeo Records, due delle principali iniziative per i ragazzi del Rione. Prima di loro, è qui che Domenico Cimarosa imparò a suonare.
La musica e la potenza dei suoni di trasformarsi in colori sono anche alla base del murale Perseveranza di Matias Noguera Matu. L'artista cileno e uno dei volontari della chiesa, Salvatore Bakalù, hanno realizzato l'imponente opera di contaminazione tra vista e musica, ripercorrendo i legami esplorati da Klee, Kandinsky, Carrà.
Gli interventi di riqualificazione della Piazzetta hanno un forte significato simbolico, qui sono nati il Giardino degli Aranci e il doposcuola per i bambini.
Gli arredi urbani sono stati predisposti e realizzati con il sostegno di DiARC (Dipartimento di Architettura Università di Napoli), L’Altra Napoli ONLUS, Fondazione Vismara, Euphorbia, Rete commercianti Rione Sanità, ReLegno, Studio di Consulenza e Progettazione Asta Fiorenza e Romano Francesco e scelti con i residenti del Rione.
Il restauro ha svelato un piccolo scrigno di opere d'arte, restituite al Rione e a tutta la città.
Nel 1621 l'Arciconfraternita dei Bianchi acquistò dai frati la Cappella di Sant'Antonio per la celebrazione di riti comunitari e la sepoltura degli associati.
La Cappella custodisce opere di artisti come Giordano, Fracanzano e Vaccaro, mentre lungo le pareti laterali ben 12 tele raccontano storie di Sant'Antonio. La volta è impreziosita da quattro grandi tele: L'Eterno Padre, La Vergine col Bambino e Santi, L'Immacolata e San Francesco.
Il sacrificio degli innocenti scolpito da Jago.
La Cappella dei Bianchi si arricchisce di un’opera d’arte contemporanea.
La realtà contemporanea, scolpita nel marmo e donata al Rione Sanità.
Il 21 dicembre del 2019 nella Cappella dei Bianchi, lo scultore Jago ha inaugurato la mostra permanente Figlio Velato.
L’opera, scolpita in un unico blocco di marmo americano proveniente dal Vermont, s’ispira al “Cristo Velato” di Giuseppe Sammartino e fissa, nel marmo, l’attualità contemporanea costringendo lo spettatore a confrontarsi con una realtà che troppo spesso lascia indifferenti.
Un dono, quello di Jago, a un luogo che ne viene per sempre mutato e arricchito.
Jago è uno scultore e video artist italiano, nato a Frosinone nel 1987. Dopo aver lavorato tra Roma e Verona, si è trasferito a New York.
La sua arte affonda le radici nelle tecniche del passato, ma si presta in chiave contemporanea alle molteplici opportunità offerte dalla tecnologia digitale.
Jago, infatti, riesce a rendere partecipe il pubblico dell’intero processo creativo attraverso video e social. Questa sua capacità di comunicare gli è valsa il soprannome di social artist.
La scultura è il frutto del lavoro di un anno tra New York e Long Island. Nel 2019 l’opera torna nella città dove è stata concepita per inserirsi in un itinerario inedito e aggiungersi al grande valore storico artistico del Rione Sanità.
L’operazione è stata curata da Luca Iavarone, in collaborazione con Coop4Art e l’Arciconfraternita dei Bianchi di S. Antonio di Padova in S. Severo Massimo.
Il 12 marzo 2022 l’opera è stata esposta all’interno della mostra “Jago – The Exhibition”, la prima grande mostra interamente dedicata allo scultore e ospitata all’interno del Palazzo Bonaparte in Piazza Venezia 5, Roma.
Dal 5 settembre 2022 l’opera è ritornata a Napoli ed è regolarmente visitabile tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00. I biglietti possono essere acquistati sul posto e non è necessaria la prenotazione.
La catacomba di San Severo e i suoi affreschi non sono ancora accessibili al pubblico.
La catacomba risale al V secolo d.C. e fu scoperta da Gennaro Aspreno Galante nel 1867. Della catacomba originale, oggi resta una stanzetta quasi quadrata cavata nel tufo. Nel corso dei secoli, infatti, ha subito vari rimaneggiamenti, fino alla demolizione di un lato per la costruzione di una casa canonica.
Gli arcosoli ancora visibili sono tre, di cui due parzialmente integri, mentre il terzo è quasi completamente indecifrabile.
L'arcosolio di fronte all'ingresso presenta resti dell'affresco, che raffigura San Protasio su un campo verde scuro. Alcune copie disegnate e conservate hanno permesso di individuare la parte mancante, in cui c'è Galante che legge l'effige del martire Gervasio: si tratta delle più antiche immagini dei martiri milanesi, risalenti al V secolo e perfino anteriori ai mosaici degli stessi personaggi nella basilica milanese di San Satiro.
Nell'arcosolio a sinistra è raffigurata una croce gemmata con due santi, di cui il più giovane potrebbe essere Sant'Ambrogio, mentre l'altro più anziano San Severo: i due santi si conobbero nel 391 e la loro amicizia è confermata dal loro rapporto epistolare. La parte esterna dell'arcosolio è decorata con motivi floreali e uccelli, e la figura sull'angolo esterno superstite è indicata come Sanctus Evtyches.
Nell'arcosolio centrale sono visibili cinque figure: al centro, un giovinetto che regge nella mano sinistra un codice aperto, ai suoi lati quattro santi, di cui i due che si trovano accanto sono gli Apostoli Pietro e Paolo. Gli altri due si ipotizza che siano i vescovi Gennaro e Severo.
La visita alla Basilica di San Severo è ad ingresso libero, l'ingresso alla Cappella dei Bianchi è a pagamento.
Orari di apertura
Dal lunedì alla domenica, dalle 10:00 alle 13:00
Prenota la tua visita al Figlio Velato