Con la rappresentazione straordinaria della Cantata dei Pastori, offerta al Rione Sanità dal maestro Peppe Barra e dalla sua compagnia – sabato 12 e domenica 13 gennaio 2008 alle ore 20.00 – il Rione Sanità e l’Associazione L’Altra Napoli hanno festeggiato il completamento della pavimentazione del seicentesco chiostro di Fra’ Nuvolo nella Basilica di Santa Maria alla Sanità.
“Siamo particolarmente felici – ha dichiarato don Antonio Loffredo, parroco della Sanità – che un amico, il maestro Peppe Barra, proprio nel nostro Rione, dove più evidenti sono i segni che le difficoltà della vita imprimono nell’anima, venga a raccontarci l’antica storia della nascita del Bambinello, quella storia che deve sempre essere raccontata, affinché non muoia la speranza. Narrarla in Basilica significa ridare la “Cantata dei pastori” al popolo, farla uscire dai costosi teatri spesso irraggiungibili per coloro che sono al contempo i legittimi autori e spettatori di quella straordinaria Sacra rappresentazione.”
E infatti ben 1200 inviti, distribuiti ai residenti del Rione, sono andati esauriti in sole 3 ore, a testimonianza di quanto essi siano entusiasti del Progetto dell’Associazione: “Per noi dell’Altra Napoli – ha dichiarato il presidente Ernesto Albanese – la ristrutturazione del Giardino e del Chiostro rappresentano il recupero di spazi da troppo tempo preclusi e finalmente restituiti agli abitanti del quartiere come luoghi di aggregazione per i bambini e i giovani. Ma è soprattutto la reazione entusiastica della gente del Rione che ci incoraggia ad andare avanti, la dimostrazione che un’Altra Napoli ancora esiste, una Napoli fatta di passione, di generosità, di tradizioni e radici culturali uniche al mondo”.
E dunque la lotta tra il bene ed il male ha preso vita sotto la cupola centrale della Chiesa, i marmi policromi, il pulpito in madreperla, la monumentale scala a forcipe di Fra’ Nuvolo e i migliori pennelli del Seicento napoletano: lo scenario naturale per la rappresentazione, perché la Sanità, più di ogni altro quartiere, è custode di fede, di arte, di tradizioni ed alimenta nella storia le radici della propria identità.
“Il Rione ha un amore particolare per il teatro – ha concluso il parroco – per noi la drammatizzazione è possibilità di riscatto, è espressione di vita. La voglia dei miei giovani di raccontarsi nelle forme culturali più disparate prende, nella recitazione, la manifestazione più lampante e coinvolgente. Qui i ricordi restano vivi e fondanti, le memorie forzano l’avvicendarsi dei tempi per ritemprarsi nella trasmissione e rendersi facoltosa eredità per chi giunge ad esserne investito, sprigionando il desiderio di averne buona cura”.